Giorgio Chinaglia

Giorgio ChinagliaDici Chinaglia e pensi a Lazio, Cosmos, Pelè. Nomi che hanno segnato la sua carriera, ma se ce n’è uno che più di altri può essere accostato a quello dell’ex centravanti della Lazio del primo scudetto è quello di Diego Maradona. Tecnicamente nulla in comune, evidenti invece le somiglianze nel modo di porsi in campo e fuori. “Generoso” e “buono” sono gli aggettivi maggiormente utilizzati dai vecchi compagni di squadra per descrivere l’argentino, gli stessi scelti da Giancarlo Oddi, Felice Pulici, Vincenzo D’Amico, Pino Wilson per ricordare Giorgio, il compagno di tante avventure stroncato da un infarto all’età di 65 anni, una settimana dopo aver subito un’intervento al cuore che si riteneva perfettamente riuscito.
Come accade per Maradona anche su Chinaglia, al di fuori della cerchia degli ex compagni di squadra, il giudizio è spesso negativo o comunque mai univoco. Frequentazioni discutibili, operazioni finanziarie poco nitide, problemi irrisolti con la giustizia italiana gettano un’ombra su capacità calcistiche e carisma fuori dal comune. Personaggi determinati in campo, pasticcioni o inconcludenti fuori, sempre e comunque al centro dell’attenzione, incapaci di non dividere o far discutere, pronti a regalare un parere schietto su tutto e tutti: “La nazionale Usa non è in buone mani: Jurgen Klinsmann non capisce nulla di tattica né di preparazione. Il calcio negli States si sta riorganizzando ma la nazionale con lui non andrà da nessuna parte”.
Emigrato da bambino in Galles, la carriera calcistica di Chinaglia parte nello Swansea City, prosegue nella Massese e nell’Internapoli in serie C, prima di venir portato alla Lazio nella stagione 1969-70 su consiglio di Juan Carlos Lorenzo che vede in lui un bomber legnoso da sgrezzare ma capace di sfondare le difese avversarie. Intuizione giusta quella del tecnico argentino anche se a beneficiarne maggiormente sarà Tommaso Maestrelli che grazie ai gol di Chinaglia, le parate di Pulici e le sgroppate di Re Cecconi porterà nel 1974 la Lazio al suo primo scudetto.
Giorgio Chinaglia (Lazio 74-75)Quell’impresa non è certo inferiore al primo tricolore partenopeo firmato Maradona. Squadre non abituate a giocare per lo scudetto che avevano bisogno di un leader cui aggrapparsi per colmare il gap con le “grandi” del campionato, giocatori capaci di realizzare gol pesanti quando serve, capaci con la propria mentalità vincente di cancellare le paure dei compagni. Il Cagliari 70 aveva avuto Riva, la Lazio 74 Chinaglia. Campioni diversi ma capaci di infondere coraggio anche una squadra che avrebbe abbandonato nel 1976, a salvezza non ancora raggiunta, per andarsene negli Stati Uniti e raggiungere nei New York Cosmos Pelè e Carlos Alberto e precedere Franz Beckenabuer e Johan Neeskens.
Se i fasti biancocelesti avevano fatto di Chinaglia una leggenda nazionale e laziale in particolare, sono stati gli exploit negli Usa a farne una stella di prima grandezza nel panorama internazionale. Solo un giocatore con la sua sfrontatezza, visto il divario di classe, poteva rivolgersi così a Pelè: “Al centro dell’attacco non c’è posto per tutti e due. Perciò tu stammi dietro o vai sulle fasce”. A Pelè, non a Cabanas. A New York Chinaglia si concede status e vita da rockstar ma il rendimento in campo è ineccepibile: 193 gol in 213 partite, di cui 49 in 41 gare di playoffs. Numeri che per cinque stagioni gli valgono il titolo di capocannoniere della Nasl: record assoluto che ne determinerà l’inclusione nella Hall of Fame del Soccer Usa e ne farà il giocatore più amato dalla tifoseria newyorchese.
Chinaglia e Pelè (NY Cosmos)A descrivere Chinaglia come un gigante buono sono le persone che l’hanno conosciuto meglio. Dopo aver lasciato Roma nel 1976, accetta di tornare all’Olimpico il 28 ottobre 1980 per un’amichevole tra Lazio e Cosmos, organizzata per ricordare Vincenzo Paparelli, il tifoso laziale ucciso l’anno prima durante un derby da un razzo sparato dalla curva Sud. Tre anni dopo ci sarà un altro ritorno, stavolta da presidente. E nella sponda biancoceleste si risente il coro “Giorgio Chinaglia è il grido di battaglia”. L’entusiasmo è a mille ma le illusioni durano poco: nonostante i Laudrup, i Giordano, i Manfredonia in campo la confusione regna sovrana, con giocatori divisi in clan, proprio come i dirigenti. Chinaglia promette di fare piazza pulita, come ben ricorda Arcadio Spinozzi nel suo bel libro “Vita da Lazio”, ma dopo un triennio tribolato è lui a dover gettare la spugna e passare la mano a Franco Chimenti. Un mesto epilogo per un’avventura iniziata con una carica enorme: “Solo chi è stato almeno una volta emigrante può capirmi in pieno. Considero la Lazio la cosa più bella che ho avuto da Dio dopo la mia famiglia. Per questo voglio farla diventare grande e spero di riuscirci”. Ingenuità, ostacoli, tradimenti, errori a ripetizione e il confronto con la Roma campione d’Italia e vicecampione d’Europa che non aiuta, costringono Chinaglia all’addio. Ritorna negli Usa, per poi ripresentarsi nel 2006 come rappresentante di un gruppo d’affari ungherese interessato all’acquisto della Lazio. Il club biancoceleste è quotato in Borsa, e le indagini per aggiotaggio fanno emergere il coinvolgimento della camorra nella scalata del gruppo rappresentato da Chinaglia, per il quale verrà spiccato un mandato di arresto per riciclaggio con l’aggravante mafiosa. Finale malinconico. L’infarto gli nega l’happy ending e l’ultima parola. Per l’Italia muore da latitante, per l’America da ambasciatore dei New York Cosmos. ECL

Giorgio Chinaglia
Nato a Pontecimato il 24 gennaio 1947
Morto a Naples il 1 aprile 2012
Ruolo
Centravanti
Club
Swansea City (1964-1966)
Massese (1966-1967)
Internapoli (1967-1969)
Lazio (1969-1976)
New York Cosmos (1976-1983)
Nazionale
Italia (14 presenze, 4 gol)

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